LEnostreSTORIE

Le cooperative che fanno rinascere le comunità

Le cooperative che fanno rinascere le comunità

Le piccole cooperative di consumo si reinventano e, sorpresa, riaprono i negozi nei paesi. I casi di Premariacco, Orzano, Rauscedo.

Categorie: Le Nostre Storie

Tags: cooperazione sociale ,   Federconsumo ,   cooperative di comunità

Sono il primo tipo di cooperative nate, storicamente, nell’Inghilterra di metà Ottocento. Se ne contavano a decine anche in Friuli, ma poi costi e necessità organizzative hanno generato un processo aggregativo che da un lato ha fatto nascere alcuni grandi “colossi”, dall’altro ne ha fatto chiudere molte altre. Parliamo delle cooperative di consumo, quelle cioè in cui il consumatore si associa, appunto, in cooperativa, spuntando condizioni di acquisto più convenienti. Resistono, e anzi spesso prosperano, molte piccole e medie cooperative di questo tipo, accanto ai grandi marchi ai quali siamo abituati. E si reinventano: «La diversificazione e l’investimento costante permettono anche a realtà medie e piccole di mantenersi redditizie, nonostante la concorrenza dei gruppi della grande distribuzione – ci spiega Gianni Saccavini, presidente della Cooperativa di Consumo di Premariacco, 11 milioni di euro e oltre 1.400 soci, aderente a sua volta a Confcooperative – noi ad esempio accanto all’alimentare abbiamo ferramenta, agraria e bar, e quindi offriamo alla comunità un servizio che viene incontro a tutto un insieme di bisogni che, altrimenti, costringerebbero i residenti a spostarsi nel circondario: la prossimità è ancora un valore».
La tendenza ai grandi negozi, quindi, può convivere con quelli più piccoli. Anzi. L’alleanza può diventare sinergica e permettere di riaprire i negozi di prossimità che in molti paesi del Friuli avevano in passato abbassato le serrande, «costretti dai costi, certo, ma anche dalle difficoltà di ricambio generazionale e dalla necessità di flessibilità organizzativa: alla fine, in certe condizioni dove la dimensione è molto piccola, la sostenibilità economica arriva soprattutto da una gestione familiare, accompagnata dalla convergenza tra il pubblico e il sostegno di una realtà distributiva più grande, come è capitato di fare a noi», aggiunge Saccavini. E proprio Coop Premariacco ha visto nascere una delle esperienze più interessanti: a Orzano (frazione di Remanzacco) un negozio ha riaperto, con una gestione familiare, grazie all’interessamento dell’amministrazione comunale e della cooperativa che rifornisce il piccolo punto vendita, garantendogli quindi l’accesso ad una piattaforma d’acquisto. «L’esperienza dura ormai da più di dieci anni. All’epoca l’obiettivo era non solo dare accesso ad un servizio di prossimità, di per sé importante per la popolazione soprattutto quella più anziana, ma anche ricreare un luogo di aggregazione e socialità che evitasse di perdere quel senso di comunità che si crea attorno a situazioni di questo tipo», ci racconta Dario Angeli, oggi assessore ai lavori pubblici a Remanzacco e sindaco dal 2004 al 2014. E da questa necessità il Comune individuò un immobile concesso in affitto a prezzo calmierato.
In Italia esperienze di questo tipo non sono isolate, e si moltiplicano sempre di più. Oggi Confcooperative censisce poco meno di 500 cooperative di consumo, quasi tutte medio piccole o piccolissime: «Far comprendere al socio il messaggio mutualistico alla base delle cooperative di consumo è sempre più difficile – conferma anche Renata Pitton, presidente della piccola Cooperativa di Consumo di Rauscedo – e dovremo necessariamente evolverci, sviluppare nuovi servizi rivolti in particolare alla popolazione anziana per “reinventarci” un ruolo all’interno delle nostre comunità». Per esse il modello futuro guarda sempre di più alla multifunzionalità e a quell’esperienza che prende il nome di “cooperativa di comunità”: a quel punto i confini con un altro settore cooperativo, quello sociale, diventano flebili e si annullano. «L’aspetto fondamentale diventa sempre di più quello di mantenere un presidio di welfare in piccoli centri, o in quartieri urbani, anche quando la dimensione demografica e l’efficienza economica suggerirebbero il contrario, ma quelle due dimensioni non possono essere l’unico parametro. Ed i servizi che anche la cooperazione sociale potrebbe garantire sono i più vari, dalla consegna di medicinali e spesa a domicilio, a servizi all’infanzia - è la conferma di Luca Fontana, presidente di Federsolidarietà FVG, che riunisce 177 cooperative sociali aderenti a Confcooperative a livello regionale – qua e là esperienze di questo tipo stanno crescendo, la sfida è quella di consolidare questo movimento perché l’invecchiamento della popolazione, lo spopolamento dei piccoli centri e la sfida della conciliazione tar vita e lavoro lo renderanno sempre più attuale».

Il tuo nome
Il tuo indirizzo e-mail
Oggetto
Inserisci il tuo messaggio ...
x