Era il 1987 e don Emilio De Roja, dopo aver dedicato negli anni 50 la sua vita a costruire percorsi di formazione professionale per giovani in difficoltà e dopo aver perfezionato una struttura di accoglienza per diseredati – la Casa dell’Immacolata, si persuase del valore del lavoro come strumento di riscatto integrale della persona, per il superamento o contenimento delle situazioni di disagio umano con particolare riferimento alla dipendenza da alcool. Nasceva così la cooperativa sociale Nascente.
Oggi – dopo trent’anni – la cooperativa è una delle decane della cooperazione sociale friulana: traguardo festeggiato nei giorni scorsi a Udine, nella sala convegni di quel complesso sorto attorno alla Casa dell’Immacolata dove ancora oggi ha la sua sede la cooperativa e doveva era maturato il sogno e l’impegno del suo fondatore.
Con i club degli alcolisti don Emilio De Roja cominciò subito a collaborare e qui ritrovò tra gli ammalati di alcolismo anche diversi suoi ex allievi a cui la vita, dopo una adolescenza difficile e problematica, stava riservando una vita penosa fatta di alcol, abbandono, solitudine. Per rispondere alle esigenze di queste persone decise di aprire la Casa dell’Immacolata alle persone che dopo aver fatto un periodo di ricovero in Alcologia necessitavano di una riabilitazione in un ambiente protetto dove l’accoglienza ricevuta poteva consentire di ricostruire le loro relazioni, familiari, amicali e professionali.
Da allora una crescita lenta ma costante, com’è accaduto, un po’ ovunque, al settore della cooperazione sociale. Oggi Nascente riesce a impegnare 28 lavoratori svantaggiati su un totale di 58 addetti, negli anni ha sviluppato l’attività di raccolta abiti usati, il progetto BioClover e molte altre iniziative e aree di attività si sono aggiunte a quelle iniziali.
I problemi? Comuni al settore: anzi, Nascente si trova forse in una posizione migliore rispetto ad un settore – la cooperazione sociale di inserimento lavorativo – che vive una fase di vera difficoltà: «Ci si è dimenticati – commenta Flavio Sialino, presidente di Nascente ma anche della Confcooperative Udine - che dare lavoro a una cooperativa sociale del proprio territorio significa creare sviluppo e coesione sociale: perché si consente di emancipare persone svantaggiate che possono invece lavorare. Ogni cooperativa crea ricadute positive per la sua comunità, e si tratta di imprese locali che creano indotto e lasciano le loro tasse sul territorio. Perché ce ne dimentichiamo?». Un grido di allarme che è stato lanciato dal mondo cooperativo proprio in occasione della festa per i 30 anni di Nascente, occasione di riunione per il vasto mondo della cooperazione di inserimento lavorativo: 76 cooperative associate a Confcooperative, che impiegano 476 lavoratori svantaggiati su un totale di 1.752 addetti totali.
Intanto, Nascente cresce ancora. «Il prossimo passo per garantire una migliore operatività sarà la nuova sede – ci racconta il vicepresidente di Nascente, Vinicio Bodocco – l’immobile è già stato individuato a Pasian di Prato, qui ci sarà nuova sede operativa mentre resterà la sede degli uffici amministrativi all’interno della Fondazione Casa dell’Immacolata, con la quale consolidiamo il comune obiettivo che rimane l’accoglienza e il sostegno alle persone con gravi problemi di alcol, per i quali un lavoro a loro misura rappresenta uno dei pilastri che portano ad una dignità ritrovata e a una completa autonomia».