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Venchiaredo, 3° produttore italiano di stracchino

Venchiaredo, 3° produttore italiano di stracchino

Il caso dell'eccellenza Venchiaredo, oggi 3° produttore nazionale di stracchino, capace di coniugare la radice cooperativa con una spiccata propensione all'industrializzazione e alla sostenibilità.

Categorie: Dal TerritorioLe Nostre Storie

Tags: Pordenone ,   Fedagri ,   cooperative agricole ,   sostenibilità

Se sul banco-frigo del supermercato prendete dello stracchino, è probabile che sia stato prodotto proprio a Ramuscello di Sesto al Reghena, dove si trova lo stabilimento della Venchiaredo SpA, leader di questa particolare produzione casearia. Oggi Venchiaredo è infatti il 3° produttore italiano di stracchino: nel 2017 ne sono stati prodotti ben 5.643.855 chilogrammi per un giro d’affari di oltre 24 milioni di euro. Il record giornaliero lo si è raggiunto proprio a ottobre 2018: 729000 chilogrammi.

Un’eccellenza del Nordest, che ha nel Dna un marchio cooperativo ed un forte radicamento territoriale: la grandissima parte del latte lavorato – 32 milioni di litri nel 2017 – è conferito da 54 famiglie di allevatori conferitori, attraverso una cooperativa, ed una filiera corta che garantisce che i conferitori si trovino entro il raggio di 60 km dallo stabilimento. «La qualità è stata l’elemento che ha consentito di imporsi all’attenzione del mercato. Venchiaredo ha scelto di specializzarsi, puntare su un solo prodotto, lo stracchino appunto, ma farlo al massimo delle nostre potenzialità», ci racconta Alessandro Driussi, giunto al vertice dei Venchiaredo nel 2014, egli stesso proveniente da una famiglia di allevatori: «È stata un’esperienza davvero peculiare in un’azienda che ha saputo coniugare il radicamento territoriale, che è uno dei valori cardine dell’impresa cooperativa, con la capacità di innovare e affrontare i mercati con piglio imprenditoriale». La specializzazione sullo stracchino è nata dai grandi investimenti nelle linee produttive: «Originariamente Venchiaredo produceva anche altri prodotti, poi investimenti e know-how si sono indirizzati sempre di più allo stracchino. Negli anni la società ha deciso di puntare sul private label della grande distribuzione organizzata, portando i volumi di produzione dai 600mila kg a sfiorare i 7 milioni di kg nel corso dell’anno del 50esimo anniversario dalla fondazione, e quindi lavorando molto più latte friulano».
Era il 1968 quando 200 allevatori della Destra Tagliamento si unirono in cooperativa per fondare Venchiaredo. Nel 2005 lo “sdoppiamento” con una governance che vede la cooperativa di conferimento da parte degli allevatori separata giuridicamente e gestionalmente dalla SpA che si occupa della fase di lavorazione e commercializzazione vera e propria. 

«Negli ultimi anni l’attenzione va alla crescita della qualità e allo sviluppo di nuovi prodotti: per esempio lo stracchino senza lattosio, la cui produzione è aumentata di 6 volte nell’ultimo triennio», ci spiega Driussi. «E poi c’è il fronte ambientale. Oggi l’87 per cento del fabbisogno elettrico dello stabilimento è realizzato grazie ad un impianto da 635 chilowatt». L’utilizzo del cogeneratore consente un risparmio annuo di circa 450 tep (tonnellate equivalenti di petrolio) producendo acqua calda e vapore che alimentano le utenze dello stabilimento: in questo modo si evita di immettere in atmosfera 1000 tonnellate annue di anidride carbonica.
Lo stabilimento di 8.000 metri quadri – dove lavorano 73 dipendenti - garantisce una produzione che per il 70 per cento si indirizza verso il mercato del private label, ma è solo la punta dell’iceberg. Il fornitore principale di materia prima resta la cooperativa agricola: il 15 per cento dei suoi allevatori sono “allevatori certificati Alta Qualità” e questi producono il 28 per cento del latte. «È un’esempio eccezionale di filiera cooperativa, dall’azienda zootecnica alla commercializzazione finale – commenta Venanzio Francescutti, presidente di Fedagripesca FVG, federazione di 137 cooperative agricole del mondo Confcooperative – perché mostra come una filiera organizzata sia un fondamentale presidio per il territorio e la sostenibilità. Allo stesso tempo, è la dimostrazione di una via positiva all’interazione tra il mondo cooperativo, fatto di identità territoriale, e industria agroalimentare, capace di portare valore a entrambi».


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